Alla scoperta di Agrigento, Capitale italiana della cultura 2025, che propone un anno di eventi, nuovi percorsi e temi di riflessione
La vita è spesso una questione di puntualità. E se c’è un tempo per ogni cosa, il tempo per Agrigento di diventare Capitale italiana della cultura è adesso, nel 2025. Si è guadagnata questo privilegio sfoderando un dossier di candidatura dal titolo Il sé, l’altro e la natura, ispirato ai quattro elementi primordiali indicati da Empedocle, acqua, terra, aria e fuoco, alle relazione tra gli esseri umani e al confronto fra culture diverse. Illuminante. Ed è un gran momento per quella che Pindaro definiva “la città più bella dei mortali”.
Per la verità, tanta enfasi oggi sarebbero in pochi a sottoscriverla. Ma l’occasione è ghiotta per flirtare con l’antica Akragas, destinata per 12 mesi a essere il laboratorio dell’Italia colta e sapiente. Lasciandosi anche semplicemente guidare dal passaparola che suggerisce di attardarsi lungo la centralissima via Atenea, dove le botteghe e i caffè s’interpellano a vicenda anticipando la movida serale. E di perdersi nel reticolo di scalinate che le fanno da cornice, dove palazzi superbi convivono con edifici decadenti e i vicoli dalla manutenzione precaria si riscattano sfoggiando i toni caldi dell’ambra durante il tramonto. I consigli abbondano.
Cosa vedere e cosa fare ad Agrigento
Ci si ritrova ad attraversare il Rabato, che è il vecchio quartiere arabo, a visitare il Museo diocesano, con il suo ricco patrimonio artistico dal XII al XIX secolo e a curiosare tra i saloni rivestiti di tufo delle Fabbriche, spazio scenico d’ibridazione dei saperi, ovvero la fotografia, le arti grafiche, il cinema e la filosofia. Finendo per accomodarsi sulla sedia vuota dello scultoreo tavolino da bar che in piazzetta dello Scrittore raffigura Andrea Camilleri, e per concedersi piccole trasgressioni gourmet al monastero di Santo Spirito, dove le monache propongono un cuscus dolce che forse non garantirà il paradiso, ma intanto rende la vita terrena più piacevole. Perdonabile peccato di gola. Che si può in ogni caso espiare raggiungendo la cattedrale normanna, monumentale, ancorché incorniciata da parcheggi che le fanno un pessimo servizio. Poco male. Capita anche altrove: il bello va spesso a braccetto con il brutto, esattamente come fa il sacro con il profano. E se i contrasti possono sembrare stridenti, l’insieme risulta suggestivo anche a chi ha sempre considerato l’Agrigento di Luigi Pirandello (nato nella frazione Caos) come una località solo ancillare, fortunosamente collocata a fianco della meravigliosa Valle dei Templi. Giudizio troppo ingeneroso. Anche se, è vero, quella che si presenta come una delle aree archeologiche più impressionanti del Mediterraneo da sola meriterebbe il titolo di Capitale della cultura a tempo indeterminato.
La Valle dei Templi: le novità del 2025
Un’emozione che si rivela lungo la Via Sacra, tra i templi di Giunone, Giove e della Concordia, impreziosita da una serie di novità pensate e create per il 2025. Tra le tante, l’itinerario Cardo 1, che permette di raggiungere l’agorà pubblica, quindi il quartiere ellenistico e l’ipogeo Giacatello; poi il Centro di realtà aumentata, vicino al Tempio di Zeus, che ospita un caffè letterario; infine la musealizzazione in verticale del possente Telamone, colossale statua alta quasi otto metri innalzata di recente davanti al Tempio di Zeus su progetto degli architetti Roberto Sciarrata e Carmelo Bernardo, con un percorso di visita che offre un inconsueto punto di vista sul Parco. E la mostra Tesori d’Italia, all’interno di Villa Aurea, che presenta a rotazione il meglio dell’arte tra il Rinascimento e l’epoca attuale (parcovalledeitempli.it).
Fà la sua parte il Museo archeologico Pietro Griffo, al centro di un virtuoso restyling che onora tutto il 2025 con l’esposizione Da Girgenti a Monaco, da Monaco a Girgenti, ispirata ai resoconti dei facoltosi viaggiatori del Grand Tour che in passato si trovavano a visitare i templi agrigentini.
Per non parlare degli incantevoli giardini, dove percepire la forza rigenerativa della natura. Cogliendo la poetica del Giardino Sensoriale, presidio di biodiversità da esplorare lasciandosi guidare dall’agronomo Lillo Alaimo Di Loro. O concedendo il tempo che merita alla Kolymbethra, delizioso esempio di giardino mediterraneo che tra i templi di Vulcano e dei Dioscuri si sublima in un esteso agrumeto incorniciato da carrubi, mandorli, olivi e che nel corso dell’anno proporrà appuntamenti di giardinaggio, degustazioni nel verde e visite alla Casa Montana, appena ricavata dal Fai in un vecchio edificio rurale (fondoambiente.it).
Senza dimenticare Diodoros, progetto che promuove la biodiversità certificando un paniere di decine di prodotti coltivati da aziende eroiche della Valle dei Templi. E proponendo una cucina che non sia una mera esibizione di prelibatezze, ma una felicità condivisa e al plurale.
L’ottimismo è palpabile, ancorché affievolito dal fiatone degli ultimi mesi di lavoro e da un certo ritardo gestionale. I 44 progetti a suo tempo presentati e annunciati stimoleranno riflessioni su temi di grande attualità, seppure delicati e spesso divisivi. Una visione coraggiosa. A maggior ragione in una città che sente la responsabilità civile dell’accoglienza e in un lembo di Sicilia diventato, con Lampedusa, la porta dell’Europa per i flussi migratori dall’Africa. Perché una capitale della cultura che aspira a presentarsi come porosa ed empatica non può temere le contaminazioni. E perché quello stesso mare è a due passi. Esattamente a Porto Empedocle, località mitizzata per avere dato i natali allo scrittore Andrea Camilleri, che infatti troneggia su un gigantesco murale e che si prende un’altra porzione di gloria con una statua del suo celeberrimo commissario Montalbano.
Peraltro, il 2025 è anche l’anno in cui ricorre il centenario della nascita di Camilleri. Ed è facile immaginare la fibrillazione per questa ricorrenza in una zona dell’isola dove, per una felice congiunzione astrale, sono nati e cresciuti alcuni giganti della letteratura italiana: il già citato autore di Donne e La forma dell’acqua, ma anche Leonardo Sciascia e Luigi Pirandello, egregiamente celebrati lungo la Strada degli Scrittori (la statale 640 di Porto Empedocle), ideata dal giornalista Felice Cavallaro e narrata da un ispirato Cicerone come Salvatore Picone. Un itinerario che invita a ripercorrere i luoghi vissuti e amati dagli autori e quelli descritti nei loro romanzi.
Gli eventi
Sarà un anno speciale, ispirato al concept Il sé, l’altro e la natura e cadenzato da eventi, progetti, conferenze e appuntamenti artistici, teatrali e musicali che coinvolgeranno Agrigento, la Valle dei Templi e i comuni della provincia.
La cultura dell’ascolto. Dal 23 aprile al 4 maggio gli artisti dell’ensemble Klangforum Wien si esibiranno in 16 luoghi tra il centro storico e la Valle dei Templi, contaminando i canti popolari e le sonorità tipiche dell’Agrigentino con brani contemporanei proposti da compositori under 35.
The Silent Room. La curiosa installazione, su progetto dell’artista Nathalie Harb, verrà allestita dal mese di giugno nella Valle dei Templi per evidenziare il bisogno di silenzio nelle frenetiche metropoli contemporanee. E si materializzerà in una struttura simile a un faro dove vivere una dimensione di armonia totale.
Teatro Pirandello. Grazie all’attivismo della Fondazione omonima, presieduta da Alessandro Patti, sarà uno degli spazi elettivi della Capitale italiana della cultura 2025 e ospiterà l’apertura ufficiale delle manifestazioni il 18 gennaio. L’8 febbraio è in programma il concerto di Giovanni Allevi Piano Solo Tour. Tra le serate teatrali della prossima stagione, Iliade, il gioco degli dei, con Alessio Boni (12 e 13 febbraio) e Perfetti sconosciuti, con Paolo Calabresi (4 e 5 aprile).
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