Cinquanta anni fa il piccolo regno buddista si apriva al turismo internazionale sempre nel rispetto dei suoi luoghi e della sua gente.
Tra la Cina, l’India e il Nepal, ai piedi del grande Himalaya, c’è il Bhutan, piccolo regno buddista. Un fazzoletto di terra grande quanto la Svizzera che continua ad attrarre l’attenzione per i suoi monasteri intatti, come il Paro Taktsang del XVII secolo (più noto come la Tana della tigre), costruito a strapiombo sul fianco di una montagna sulla foresta che si affaccia nella valle di Paro ad un’altitudine superiore ai 3mila metri. Poi, per i numerosi dzong (fortezze), veri e propri centri religiosi, militari e amministrativi con il loro seguito di antiche leggende, alcuni risalenti al VII secolo. Proprio in quello di Paro Bernando Bertolucci girò il suo “Piccolo Buddha”, un film che ha consentito di far scoprire al grande pubblico questo angolo di mondo ancora incantato.
La natura che circonda i dzong
Proprio da un dzong si possono ammirare spettacolari panorami che vanno dalle pianure subtropicali alle ripide montagne incastonate tra vergini valli. E se c’è chi si reca in Bhutan per trekking impegnativi, come quello che porta al Jomolhari, la cima dell’Himalaya alta 7.326 metri, in realtà ce ne sono anche di molto semplici e alla portata di tutti. Tra i tanti suggeriti c’è il Trekking culturale di Bumthang, un susseguirsi di piccoli villaggi, fitte foreste di pini e di bambù, spazi immensi e silenzi ricchi d’atmosfera. L’estate è la stagione ideale per andare, ed è proprio in questi mesi che rivivono le lussureggianti foreste verdi e le fiorenti risaie incastonate contro cieli limpidi e soleggiati: la stagione dei monsoni in Bhutan, infatti, spesso consiste in brevi piogge solo nel tardo pomeriggio.
Mesi estivi perfetti per organizzare un viaggio
Si apre dunque un periodo perfetto per chi desidera una vacanza tranquilla, in cerca di una profonda esplorazione nel vero spirito del Paese e della sua cultura buddista, che non può prescindere dallo scoprire le tradizioni locali e lo spirito della sua gente. «Ci sono molti motivi per visitare il Bhutan – sottolinea il primo ministro Tshering Tobgay -: in primis la nostra cultura unica e ben conservata, la natura straordinaria e la gente cordiale e ospitale, fino al cibo delizioso, ai festival culturali coinvolgenti, al ricco patrimonio spirituale, alle attività basate sull’avventura e al nostro piacevole clima. Il Bhutan è una destinazione molto trasformativa e la maggior parte delle persone lo lascia sempre con la sensazione di essere cambiata, in qualche modo. Tutto questo crea un’esperienza indimenticabile, attirando ogni anno visitatori da tutto il mondo».
Giubileo d’oro per il turismo
Per secoli chiuso al mondo esterno (fuori dalla capitale Thimphu si vive ancora come un tempo), il Bhutan si è aperto al turismo nel 1974, esattamente 50 anni fa, giubileo d’oro che il Paese sta festeggiando con eventi iniziati il 2 giugno e che si estenderanno per sei mesi, culminando il 17 dicembre con la Giornata nazionale del Bhutan. «ll viaggio del Bhutan nel turismo è iniziato nel 1974, in coincidenza con l’incoronazione di Sua Maestà il Quarto Re del Bhutan. Fin dall’inizio abbiamo abbracciato una politica di turismo “ad alto valore e basso impatto” – aggiunge Tshering Tobgay – e ci siamo sempre impegnati nel promuovere un turismo sostenibile molto prima che diventasse una tendenza globale.
Questo approccio mirava a generare entrate provenienti dal turismo, ma allo stesso tempo a condividere il ricco patrimonio culturale del Bhutan con il mondo, garantendo uno sviluppo equilibrato e consapevole del settore turistico, a beneficio delle sue popolazioni».
La tariffa giornaliera di 100 dollari per adulto richiesta oggi come “Sustainable Development Fee” va infatti a sostegno diretto della conservazione ambientale, allo sviluppo della comunità, al’assistenza sanitaria, all’istruzione, al miglioramento delle infrastrutture e alla conservazione culturale.
articolo su Il sole 24ore