Ritratto in breve
Con un’altitudine media che supera i quattromila metri, l’altopiano del Tibet è chiamato il “tetto del mondo“. È anche una delle regioni più isolate, circondato su tre lati da alcune delle catene montuose più alte del pianeta: il Kunlun e il Tanggula a nord, il Karakorum a ovest e l’Himalaya a sud. Da sempre esercita una forte attrazione sui viaggiatori, soprattutto per via dei maestosi paesaggi e della coinvolgente spiritualità che contamina i centri abitati. Soprattutto a Lhasa, la Città Proibita dove risiedeva il Dalai Lama. I tibetani vivono da nomadi, seguendo i greggi di pecore e capre o le mandrie di yak, i buoi locali. Soprattutto al sud, perché al nord, al contrario, il territorio è prevalentemente arido, desertico e disabitato. Decisamente travagliata la storia della regione, con periodi alternati di lotte e dominazioni mongole e cinesi. Nella storia recente, dopo un periodo d’indipendenza, nel 1950 è iniziata l’invasione della regione da parte della Repubblica Popolare Cinese, con violenti scontri e enormi perdite umane, culminate con l’insurrezione popolare del 1959 repressa brutalmente dai cinesi. La successiva Rivoluzione Culturale, ha messo in atto la soppressione della vita religiosa e culturale tibetana con la distruzione di numerosi tesori artistici. Oggi il Dalai Lama, capo spirituale e temporale del Tibet, vive in esilio come numerosi tibetani e, assieme a tutto il suo Paese aspetta pace, libertà e autonomia.
Capitale
Lhasa. È la città sacra del buddismo tibetano e lo si capisce appena ci si trova di fronte all’imponente Palazzo del Potala, una grande fortezza che domina il centro e la valle. Per arrivarci si deve salire fino a 3.658 metri: si può prendere l’aereo, o andare via terra, passando dalla città nepalese di Kathmandu o dalla città cinese di Golmud. All’interno del palazzo abita il Dalai Lama, la massima autorità religiosa del Tibet, in mezzo a più di mille stanze, distribuite su tredici piani. Le colonne che sorreggono i soffitti sono più di 15mila: un gioiello di architettura insieme a sale da cerimonia, cappelle, enormi Buddha e sale dove sono sepolti i Dalai Lama. Altrettanta spiritualità si respira attorno al tempio di Jokhang e ai suoi affascinanti tetti dorati a pagoda. L’atmosfera è tipicamente medievale, con decine e decine di pellegrini che percorrono il Barkhor – il percorso sacro che circonda il tempio – compiendo rituali di preghiera, prostrandosi a terra e battendo la fronte contro il terreno. Anche chi non crede rimane colpito dal trasporto emotivo dei fedeli. Superare l’ingresso del Jokhang, assieme agli altri fedeli buddhisti, è un’esperienza unica: all’interno si passeggia in un cortile principale circondato da edifici sacri e cappelle. Dove si può ammirare il Buddha Jobo, una statua dorata e riccamente adornata di gioielli e nastri di seta. Tra un corridoio e l’altro si vedono ruote delle preghiere, statue di Buddha avvolte nella penombra, centinaia di lumini al burro di yak accesi dai pellegrini. Appena fuori dalla città spicca il Norbulingkha, la residenza estiva del Dalai Lama. All’interno, nel Palazzo d’Estate, si trovano numerosi dipinti murali.
Quando andare
Il periodo migliore per visitare il Paese va da maggio alla fine di ottobre. Negli altri mesi dell’anno il freddo è molto intenso. In generale, le condizioni meteorologiche possono variare velocemente e la temperatura può scendere sotto zero anche in estate. A Lhasa, in particolare, da maggio a novembre il clima è mite ma a giugno e a luglio piove spesso.
Tradizioni e folklore
Il Losar, o Festival dell’Anno Nuovo, è molto pittoresco. Dura una settimana e prevede rappresentazioni varie di teatro tibetano e pellegrinaggi con offerte votive. Per le strade si incontrano molte persone vestite con abiti tradizionali. L’Ongkor Festival si svolge alla fine di settembre per propiziare un buon raccolto. In quel periodo si può assistere a gare a cavallo, gare di tiro con l’arco e rappresentazioni teatrali tibetane. Il Festival delle corse di cavalli di Gyantse, infine, è in programma a giugno e comprende, oltre alle corse e prove d’abilità a cavallo, anche danze, canti e gare di tiro con l’arco.
Da visitare
Per chi visita la regione di Lhasa, una tappa obbligata è il Monastero di Sera, costruito nel 1419 da un discepolo del grande maestro Tsongkhapa. Un tempo vi si praticavano i funerali celesti, proibiti invece dal Governo cinese; oggi sono rimaste soltanto poche centinaia di monaci. Andando verso la parte occidentale del Paese si raggiunge l’enorme Monastero di Drepung, tra i più grandi centri di culto tibetano, frequentato dalla setta dei Berretti Gialli. Tra un chiostro e l’altro ci sono sale di preghiera con imponenti statue e bellissimi Thangka, gli stendardi buddisti ricamati. Il paesaggio a Gyantse è quello esaltante che ci si aspetta dal Tetto del Mondo. La città è tra le più antiche del Paese e l’atmosfera è tipicamente medioevale, con una fortificazione su un’altura e lo stupendo stupa del Kumbun che sembra vegliare sugli abitanti. Xigaze è sulla strada che porta verso il Nepal ed è la sede del Panchen Lama, secondo capo del Buddismo tibetano, nel Monastero di Tashi-Lhunpo. All’interno la Cappella Maitreya con una statua del Buddha del Futuro alta 26 metri. Visitando i monasteri, se si è fortunati, si può assistere a un puja , l’appuntamento quotidiano con la preghiera dei monaci. Andando verso sud-ovest s’incontra il Monastero di Sakya, affascinante ma non tanto quanto la vista che, nelle giornate limpide, si gode dalla strada di primo mattino: la cima del monte Everest.
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